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Paolo Annibali

Nato il 1958 a San Benedetto del Tronto;
Biografia: Paolo Annibali vive a San Benedetto del Tronto e, nonostante la giovane età, ha già raggiunto una notevole maturità artistica. Annibali rappresenta la figura umana non in funzione estetica, ma le attribuisce il valore dell’impegno e della fatica di vivere. Realizza “kouroi” in bronzo, che portano pantaloni e giacche, si affacciano da finestre o siedono su sedie impagliate. Ed è proprio qui la vera poesia di questa popolazione di eroi per caso, proiettati da Annibali in un empireo laico che è la nostra vita di tutti i giorni. Averli fermati nel bronzo costituisce un’idealizzazione della responsabilità di ognuno di noi nel fronteggiare le prove dell’esistenza. In questo senso fondamentale è il gruppo scultoreo dedicato dall’artista ai caduti del mare, nella sua città natale, in cui diverse “stazioni” scandiscono la tragedia di vite sacrificate al lavoro, col volto atteggiato alla serenità del dovere assolto. In questo senso, al di là dell’impatto estetico che queste statue hanno sullo spettatore, non è difficile riconoscere l’alto valore morale dell’ispirazione di Annibali, che gli ha meritato tra l’altro la recente commessa della porta della Cattedrale di Fiesole.

La scultura fra tutte le espressioni artistiche, è da sempre quella legata all’esaltazione della persona, quando non alla sua celebrazione; una celebrazione che, a seconda dei casi, si fa anche santificazione, ma non nel senso di spiritualizzare la figura rendendola incorporea, bensì, al contrario, di sublimare
allegoricamente la sua fisicità. Sono considerazioni ovvie, ma che mi paiono opportune nell’aprire il discorso su un artista attuale, ben radicato nella cultura del suo tempo, ben consapevole della straordinaria vicenda che ha visto nel nostro secolo, e segnatamente in Italia, il fiorire di una produzione scultorea, anche e
proprio nell’ambito figurativo (per intenderci, non di linea astratta), dalla qualità altissima; un artista dunque calato nel contemporaneo, ma all’interno di una cognizione della sacralità dell’oggetto scultoreo che è di per sè fuori del tempo. Nel considerare la produzione di Annibali si individuano con chiarezza alle sue spalle modelli espressivi di fondamentali maestri contemporanei – segnalerei soprattutto Arturo Martini e Pericle Fazzini; così come si avverte il riverbero della statuaria etrusca; ma proprio questo confronto con le radici culturali consente l’individuazione di una personalità autonoma, di stretta coerenza con se stessa, votata a un’asciuttezza di linguaggio che si sposa nel medesimo tempo con una ritmica dinamicità. Ed è questo il tono dei suoi altorilievi nelle porte realizzate alcuni anni or sono, dove l’azione, specialmente simbolica dati i
temi e la destinazione delle opere, è vista in una ripresa dall’alto, come sui palcoscenici guardati dai piani alti del pubblico; ed è appunto azione, ma emblematicamente fissata nei suoi momenti cruciali. Già in queste
opere Annibali, pur rispettando alcune convenzioni iconografiche legate al remoto storico delle vicende, è orientato a vestire i suoi personaggi con abiti moderni, onde sottolineare nei singoli episodi il permanere dei loro valori etici e spirituali fuori del tempo. La spinta a riflettere sull’attualità e sul quotidiano si fa in lui via via
sempre più forte: non tanto come immagine di tipo veristico, quanto come simbologia del significato esistenziale che ogni evento o gesto umano rivestono, e – come dice bene lo stesso artista, capace di un’esplicita teorizzazione del proprio operare – rendono l’uomo “interprete simbolico di una sacralità della
vita”. Questo tipo di rappresentazione, questa imagerie volutamente povera e domestica, prende appunto, corpo in individui vestiti con abiti borghesi i quali, nella penultima produzione dell’artista, si inseriscono in asciutte e scabre strutture di tipo architettonico. La padronanza della tecnica del cotto consente ad Annibali
di mimare stoffa, legno,pietra, e così via con leggerissime ma significative variazioni di effetti. I suoi personaggi sono nella gran parte nell’attitudine di aprire spiragli verso il mistero, se vogliamo anche verso l’aldilà, dal momento che talvolta sul loro corpo di sostanza ponderale spuntano angeliche ali. Ma non è
questo ancora l’ultimo approdo della fantasia e della formula espressiva dell’artista, che, in rigorosa fedeltà alla propria fisionomia, ha portato oltre il suo discorso sulla trasfigurazione simbolica della quotidianità. Le opere più recenti, siano esse piccole terrecotte o siano bronzi dalle maggiori dimensioni, colgono sempre gli individui all’interno di un ambiente di vita; ma questa volta i tratti somatici sono più approfonditi e differenziati, l’abbigliamento puntualizzato nei particolari, e sottolineato nella sua stratificazione usuale anche dalle varietà cromatiche; in qualche caso identifichiamo dei veri e propri ritratti; così come l’ambiente medesimo è identificato tramite arredi plausibili. Questo procedere verso una figurazione che sembra rievocare in qualche misura formule del cosidetto “realismo esistenziale”, è tanto più suggestivo e spiazzante in quanto non diminuisce bensì accentua i caratteri simbolici della composizione. E dietro tutto ciò, sia detto in conclusione – anche se può parere una banalità – c’è una padronanaza professionale di alto livello; la semplicità, la sintesi, l’asciuttezza, di linguaggio sono il risultato di una profonda dimestichezza con la manualità creativa: in essa si cala l’emozione esistenziale e diventa linguaggio.