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Carta (realizzazione artigianale)

Quando, durante il Medioevo, la realizzazione artigianale della carta giunse in Italia, i preziosi fogli bianchi erano un bene quasi di lusso, a causa di una lavorazione complessa che, per l’alta qualità della carta, aveva subito posto il nostro Paese all’avanguardia in Europa, ma che faceva anche aumentare il pregio e il costo del prodotto. Da un tino colmo d’una pasta composta di fibre di cotone, di lino o d’altro, sospese nell’acqua, l’artigiano attinge col telaio (detto forma) su cui è tesa una sottile rete metallica, una certa quantità di pasta, disponendola in uno strato sottile. L’acqua scola attraverso la maglia metallica, su cui resta un foglio di pasta umida che viene deposto tra due feltri di lana. Con l’utilizzo di feltri marcatori, i fogli possono recare impressa una filigrana (cioè di un disegno visibile in trasparenza), realizzata su telaio che impreziosisce ciascun foglio e contraddistingue la produzione. I fogli vengono disposti a pila e sottoposti a forte pressione per eliminare l’acqua, poi appesi uno per uno ad asciugare all’aria. La carta viene poi collata con una soluzione di gelatina animale, nuovamente essiccata, spianata e lisciata a mano. Infine si eseguono le operazioni di allestimento, con le quali la carta viene rifinita attraverso la scelta, la contatura, la pressatura, la satinatura, la impaccatura e la stagionatura a magazzino. Questo procedimento permette di creare una carta resistentissima e durevole.