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Carta (realizzazione industriale)

Le prime macchine per la produzione industriale della carta fecero la loro comparsa tra Francia e Inghilterra negli anni a cavallo tra Sette e Ottocento. Il procedimento meccanizzato dal brevetto che permetteva di produrre industrialmente la carta, riproduceva pressoché letteralmente i millenari processi manuali che riguardavano la carta “bombacina”, cioè prodotta a partire da fibre di cotone. Il materiale di partenza per produrre la “carta di stracci” era però piuttosto raro e costoso da reperire, e limitava la possibilità di tradurre in realtà la riduzione dei costi della carta che la meccanizzazione e, più tardi, l’applicazione alla produzione cartaria della macchina a vapore, avrebbero potuto portare con sé. La vera svolta nella produzione della carta si ebbe quando – a metà Ottocento – venne introdotto in Germania, a sostituzione delle fibre di cotone, il legname, dopo vari tentativi di produrre carta a parire dalle ortiche o dal mais. La carta ottenuta dallo sminuzzamento del legno era di cattiva qualità (per i volumi di lusso continuava a essere preferita la carta di stracci), ma l’apprezzamento della stampa periodica per il nuovo tipo di carta, senza pretese e davvero economico, fu grandissimo, e consentì l’affermazione della nuova carta a basso costo. Tra Otto e Novecento vennero messe a punto tecniche che migliorarono la robustezza o la morbidezza del nuovo tipo di prodotto: si assistette così all’affermazione definitiva della carta derivata dalla pasta di legno, che consentiva di ottenere prodotti alla portata di tutti, che andavano di pari passo con l’alfabetizzazione di massa e le nuove esigenze della società dei consumi. Scortecciato, sminuzzato e ridotto in pasta, il legname viene macerato in acqua. Grandi telai industriali danno forma al foglio, che viene successivamente pressato, essiccato, sbiancato, tagliato e impacchettato in risme.