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Pastelli

Gessi bianchi, neri e colorati, furono in uso dal Cinquecento. I pastelli odierni, costituiti da pasta di pigmento legato con gomma o resina e usabili senza medium, danno una pittura coprente di aspetto vellutato e brillante. In uso da due secoli, sono stati apprezzati con alti esiti da Degas, Renoir, Cézanne, Gauguin, Redon e Mary Cassatt. Non possono essere mescolati sulla tavolozza. Oggi sono prodotti industrialmente in colori separati, in centinaia di tinte ma la serie base di 12 è sufficiente. Possono recare indicazione decimale della quantità di bianco aggiunta al colore base. Possono essere morbidi (i più brillanti), medi, duri. Nei pastelli a olio il pigmento è mescolato con olio e cera. Il pastello può essere sovrapposto o servire da base ad altre tecniche. Si possono preparare artigianalmente con pigmenti legati da polvere di gomma adragante o gelatina in fogli e acqua distillata. La soluzione deve riposare 12 ore in luogo tiepido. Si possono mescolare in un fazzoletto di carta pigmento in polvere e bianco di zinco in eguali proporzioni e si lascerà parte della polvere ottenuta da mescolare di nuovo col bianco per ottenere una gradazione più chiara. Su lastra di vetro si miscela la polvere con acqua distillata con aggiunta di gomma o gelatina e si forma la pasta a bastoncino lasciando essiccare per 24 ore. Si lavora su carta chiara o scura secondo le necessità, preferibilmente ruvida, su carta vetrata finissima, su bambagina, su tela preparata e incollata su supporto rigido, su cartone. Si può disegnare su carte colorate in commercio o colorare la carta con straccio umido intinto in polvere di pastello macinato, asportando i residui a foglio asciutto. Si blocca l’attacco delle muffe impermeabilizzando la carta con soluzione di formalina al 10% o con preparati fungicidi. All’attrezzatura degli aquarellisti si aggiungono lastra di vetro, sfumini a bastoncino in carta pressata, carboncino, carta vetrata per appuntire i pastelli, gomma pane. Si lavora conferendo diversa pressione al pastello appoggiato sulla carta secondo varie angolazioni, anche a punta spezzata. L’eccesso di pressione del pastello e della gomma rendono liscio il supporto. Si possono miscelare col dito polveri di pigmenti. Soffiando sul foglio tenuto inclinato, si libera dai residui. I colori si mescolano per sovrapposizione, a tratteggio, a tratteggio incrociato, a puntinatura secondo Seurat, a sfumatura. Un impasto si realizza fissando ogni strato dei colori sovrapposti, eccetto l’ultimo, tecnica usata da Degas.

Col tempo il pastello si fissa meglio nella grana della carta. Può essere fissato con fissativo ad evaporazione rapida ma il procedimento toglie freschezza al colore e può causare macchie. Può essere fissato dal retro incollandovi un foglio. E preferibile incollare il lavoro su montatura e proteggerlo con un vetro non a contatto. Tra i pastelli importanza particolare detiene la sanguigna, in uso elettivamente, insieme con il carboncino, nel disegno anatomico, ancora lungo la prima metà del Novecento.