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Niello

Il sostantivo “niello” deriva dal latino “nigellum”, che significa nerastro: di questo colore è infatti la lega di zolfo, argento, rame e piombo che viene applicata sulle linee di un disegno tracciato sul metallo da un bulino, creando particolari contrasti decorativi. La niellatura dei manufatti metallici, che accosta la tinta satura e scura del niello a quella brillante del metallo, ha uno scopo essenzialmente decorativo: disegnata con il bulino la superficie della lamina metallica, si applica il niello in polvere mescolato con borace, che viene quindi fatto aderire alla lamina attraverso un’attenta cottura. Secondo la tradizione, da questa tecnica – che presupponeva grande abilità nel disegno a chiaroscuro e nella manipolazione del metallo – si sviluppò, nel corso del Rinascimento, quella dell’incisione a bulino. E’ anche possibile applicare il niello a lastre di pietra, come nel caso della Deposizione di Benedetto Antelami, conservata nel Duomo di Parma, che ambienta la scena sacra contro uno sfondo delicatamente arabescato. Nota agli Egizi e diffusissima in Oriente e nel Medioevo occidentale, la tecnica del niello trova declinazioni e intonazioni diverse nelle diverse epoche, zone geografiche e nelle mani dei diversi artisti, che utilizzarono con esiti sorprendentemente divergenti ma sempre ugualmente raffinati gli stessi materiali.